Orbit’Luire Maremma di Hédi Bouraoui

Hédi Bouraoui, Orbit’Luire Maremma/Orbit’Luccicare Maremma, Arcidosso, Edizioni Effigi e Toronto, C.M.C., 2014.

Orbit’Luire Maremma di Hédi Bouraoui è un atto d’amore. È la chiave di volta dell’arco delle sue sperimentazioni nei vari generi letterari. In un certo senso è una “faisance” alla maniera del suo protagonista in Paris berbère, Théo de Viau, perché sfugge alle classificazioni, abbatte le frontiere.
Il libro è ispirato da due settimane trascorse da questo eterno viaggiatore ad Orbetello, un paese della Toscana, dove la sua missione dichiarata è quella di affinare le sue conoscenze della lingua italiana. A tale fine si iscrive ad un corso della durata di due settimane alla scuola OrbitLingua ed è anche l’occasione per passare le vacanze in Italia. Egli stesso confessa che il suo obiettivo è quello di unire l’utile al dilettevole «joindre l’utile à l’agréable». Professore di Lingue e Letterature, evidentemente prova gusto ad assumere di nuovo il ruolo dell’eterno studente. Quando in classe si rivolgono a lui, al «Professore», risponde «No, Studente!»
L’esperienza italiana si proietta oltre la scuola e il paese di Orbetello, verso l’Italia tutta e si conclude con uno sguardo globale che abbraccia anche il suo paese di adozione, il Canada. Così il libro diventa «uno squarcio di vita vissuta».
Bouraoui si è sempre rifiutato di scrivere un’autobiografia o di permettere ad altri di scrivere la sua biografia. Eppure qui, sorprendentemente, regala al lettore un «autoportrait», un «autoritratto». Il suo personale e soggettivo punto di vista, gli serve, tuttavia, per raggiungere altri obiettivi, vale a dire indurre il lettore ad essere testimone della sua avventura italiana come se fosse lì. Il libro potrebbe essere descritto come una sorta di apprendistato, un romanzo d’apprendistato alla Duddy Kravitz che è un sottogenere apprezzato in Canada. Orbit’Luire Maremma, d’altro canto, non è un romanzo, ma un mosaico, un compendio di generi diversi.
Bouraoui spiega la scelta del titolo. La Maremma fu originariamente un territorio paludoso, acquitrinoso, insalubre, «primitivement marécageuse et insalubre», un terreno di coltura per la riproduzione delle zanzare e per la malaria. Ma gli sforzi dell’uomo prosciugarono le paludi e crearono dal nulla una bella regione che oggi è diventata un’attrazione turistica. Bouraoui conclude così la sua lezione: «… lorsque l’Homme prend soin de son environnement, il ne peut qu’en récolter les fruits» «… quando l’Uomo si prende cura del proprio ambiente non può che raccoglierne i frutti».
Il libro è strutturato in cinque parti ed include parecchi generi:

I. Orbetello Orbita Lingua – poesia.

II. Viaggio e soggiorno – giornale di bordo o diario, che si trasforma in un racconto o in una novella.

III. La Scuola OrbitLingua – una serie di ritratti dei responsabili della scuola, degli studenti e soprattutto dei suoi padroni di casa, Emilio e Nori Cagnoli e della loro famiglia, che diventano componenti della famiglia allargata di Bouraoui –, seguiti da poesie che evocano gli incontri che ha avuto, uno cinematografico, un film sulla pesca, la principale attività economica di Orbetello ed uno con Albertino, nipote di Emilio e di Nori.

IV. Recensioni: Laguna di Orbetello: Storia, lavoro e vita sociale dal 1414 al 1960 – la storia locale, grazie ai libri di un attempato esperto del luogo, Giovanni Damiani e di Edoardo Federici, Orbetello a confronto: La città come era/ la città come è, che sono alla base, dal punto di vista geografico e storico, del libro di Bouraoui.

V. Percorerre l’Italia – ancora una volta la poesia, che colloca Orbetello nel più ampio contesto italiano.

Segue una sezione intitolata semplicemente «Coincidenza», che descrive il suo ritorno a casa, in Canada, dopo il viaggio di luglio in Italia. Il periodo è quello del Thanksgiving, il giorno del Ringraziamento, nell’Ontario. Lo sfondo è il paese di Orillia sul lago Couchiching: gli alberi hanno la loro veste autunnale. La “coincidenza” sembra consistere nel fatto che la visita coincide con la notizia che il Premio Nobel per la letteratura, per la prima volta, è stato attribuito ad una canadese, a Alice Munro. Cosa c’entra questa sezione con la lontana Orbetello, che è l’argomento centrale? La risposta è che il tema del libro va al di là di Orbetello; è il passaggio dal microcosmo al macrocosmo, al mondo intero. Alice Munro scrive sulla gente comune di un paese dell’Ontario e celebra l’universale natura umana. I suoi lettori reagiscono così: – «Ma sono proprio io! È la mia realtà!». La distanza tra Jubilee e Orbetello (o Orillia, in tale contesto) non è, dopo tutto così grande. Bouraoui deliberatamente fa un parallelo fra il giorno del Ringraziamento, la celebrazione della fondazione della nazione canadese e il Premio Nobel di Alice Munro – celebrazione della cultura canadese – e la storia e la cultura, gli sforzi dell’uomo, che crearono Orbetello parte integrante di una regione selvaggia.
Il libro si conclude con l’intervista di Bouraoui a Emilio Cagnoli, ormai diventato un vero archeologo, così come un esperto di flora e di fauna della regione. Emilio commenta saggiamente che è stato l’habitat a forgiare il forte carattere del popolo della Maremma e che la loro cultura proviene da diversi gruppi etnici – Etruschi, Spagnoli, Francesi, Italiani – che vennero dal di là del mare.
Va menzionato che il libro inizia con uno scambio di lettere tra il sindaco di Orbetello, Monica Paffetti, e Hédi Bouraoui. Dunque il genere epistolare è anche presente come un sottogenere. La lettera del Sindaco è un’appropriata introduzione al libro. Essa è oculata e delicata e corrobora la nozione basilare che pervade il libro: in Maremma «cielo, terra e acqua si fondono in un unico paesaggio». Il suo riferimento, appropriato, ai «nostri antenati», potrebbe essere esteso per includere anche gli antenati nord-africani di Hédi Bouraoui. Come la sua natia Tunisia, la Maremma è stata crocevia di culture, e molte volte invasa – Etruschi, Romani e Barbari e dal Nord, Spagnoli, Francesi, Austriaci. Il Sindaco osserva che le preoccupazioni della vita quotidiana spesso oscurano agli occhi degli abitanti le loro risorse mentre tutto ciò forse spinge un visitatore sensibile che viene da fuori, «l’amico venuto da lontano», a provare «quello stupore per la nostra terra che dobbiamo essere capaci di ritrovare».
Il libro è dalla prima all’ultima pagina bilingue, abilmente tradotto dal francese in italiano da Nicola D’Ambrosio, con una postfazione di Mario Selvaggio. Contiene numerose illustrazioni, sia schizzi che dipinti di artisti contemporanei (Gérard Sendrey, Micheline Montgomery, Claudine Goux, Ody Saban, ecc.) e fotografie di Orbetello scattate da Bouraoui. Le opere d’arte e le foto sono frequentemente giustapposte in modo tale da suggerire il punto d’incontro della realtà fotografica e della immaginazione creativa, vera impalcatura di questo libro.
Il primo e più famoso riferimento alla Maremma, va ricordato, è del più grande poeta italiano, Dante Alighieri e lo troviamo in maniera significativa nel Canto V, vv.12-136 del Purgatorio (non dell’Inferno), e si riferisce a Pia dei Tolomei, la Pia Donna dei Tolomei. Secondo la leggenda, fu condannata dal suo geloso marito, un nobiluomo senese, ad essere incarcerata nel suo palazzo in Maremma, allora paludosa, insalubre, estremamente pericolosa. Là ci viene detto che morì o di crepacuore o a causa del veleno a lei somministrato dal marito. Ecco i versi che fanno riferimento alla sua condizione, tradotti da Dante Gabriel Rossetti:

Remember me who am La Pia: me «ricorditi di me che son la Pia:
Siena, me Maremma, made, unmade. Siena mi fe’; disfecemi Maremma:
This in his inmost heart well knoweth he salsi colui che ‘nnanellata pria
With whose fair jewel I was ringed and wed. disposando m’avea con la sua gemma».

Questo omonimo di Dante Alighieri, artista e poeta vittoriano, Dante Gabriel Rossetti, dipinse un famoso dipinto preraffaellita di Madonna Pia. Nel ritratto è chiaramente dipinta come una vittima innocente, mentre tiene in mano un rosario e un messale. C’è anche un dramma italiano del XIX secolo, Pia dei Tolomei, di Carlo Marenco, e la romanziera vittoriana George Eliot fa un parallelo tra il destino di Pia e quello della sua eroina Gwendolen Harleth in Daniel Deronda (1876). Quanto a noi, ciò che ci interessa è che gli sforzi dell’uomo e la conoscenza hanno trasformato l’acquitrinosa Maremma in un ambiente idilliaco. Bouraoui registra la metamorfosi di un Purgatorio dantesco in una schilleriana “Ode to Joy”.

Elizabeth Sabiston
York University
Toronto, Canada

Lascia un commento