Un’intera pagina su Il Giorno per il tredicesimo volume del Prof. Varisco

Monza – Sul numero dell’11 ottobre 2017, a pagina 13, nella sezione Cronache “la storia”, un’intera pagina sul tredicesimo volume “I templari nell’Alta Lombardia” del Chiarissimo Cavaliere Professore Alessio Varisco, direttore della collana “Domus Templi” di Effigi e più giovane Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, che sarà presentato venerdì 13 ottobre presso lo Spazio Cobianchi, piazza Duomo 19/A, di Milano.

 

Quando i Templari camminavano in Brianza

Un libro dello studioso Alessio Varisco riporta in luce una storia dimenticata

Monza, 11 ottobre 2017 – In Brianza camminavano i Templari. Ad Aicurzio c’erano le caserme-convento dei monaci–guerrieri. Il prestigioso e insieme a tratti misterioso Ordine cavalleresco che tanto fa parlare di sé ancora oggi – a volte in maniera impropria – attraverso libri e pellicole cinematografiche, ebbe infatti una storia significativa e misconosciuta anche da queste parti, nel cuore della Brianza.Ed è proprio a “I Templari nell’Alta Lombardia” che è dedicato l’ultimo libro (edizione Effigi), il tredicesimo scritto da Alessio Varisco, studioso, professore, cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica (il più giovane di Lombardia). E con la presentazione del vescovo monsignor Angelo Mascheroni Direttore della collana “Domus Templi”, Varisco ha dedicato i suoi ultimi sforzi in particolare a due personaggi.

Uno risponde al nome di Fra’ Dalmazio da Verzario, che fondò Castel Negrino e la villa “La Commenda” ad Aicurzio: monaco in armi, legò parte dei propri destini a San Bernardo da Chiaravalle, ispiratore della “regola” dei Templari, a cui assicurò la scorta militare nel corso del suo soggiorno a Milano. Ma soprattutto l’attenzione dell’ultimo studio di Varisco non può che ricadere su una figura in particolare, quella dell’ultimo brianzolo legato alla “Militia Templi”, il Beato Rainaldo da Concorezzo: discendente da un illustre famiglia di giurisperiti proprietaria di numerose terre in Brianza, arcivescovo a Ravenna, passò alla storia per aver prosciolto con formula piena i Templari nell’Alta Italia nel violento e a tratti vergognoso processo che dissolse questo Ordine.

Una scelta coraggiosa, quella di Rainaldo da Concorezzo, che non ebbe timore a discostarsi dal comportamento di altri personaggi nelle sue condizioni, e decise di non impiegare la tortura per estorcere confessioni ai Templari sotto processo, come invece capitò a tanti altri che non ebbero la ventura di capitare fra le sue mani.

«Una scelta importantissima – spiega il professor Varisco – che anticipò di quasi mezzo millennio la revisione del processo penale operata da Cesare Beccaria». Proprio alla figura di Rainaldo da Concorezzo, l’arcivescovo difensore dei Templari, lo stesso Varisco aveva già dedicato uno studio – “La soluzione dei Templari” – che è stato inserito nelle maggiori biblioteche nazionali e universitarie anche straniere, da Berkeley a Cambridge, da Berlino a Chicago, da Gerusalemme ad Harvard, Monaco, New York, Oxford, Parigi, Princeton, Washington. «Ciò che sconcerta poi – fa notare ancora lo studioso monzese – è la presenza in Italia di numerose “caserme convento” che risalgono ai Templari e quella meglio conservata si trova proprio qui in Brianza, dimenticata da tutti, ad Aicurzio». Ed ecco allora il professore, con l’amore che lo contraddistingue per la cavalleria, conduce il lettore alla scoperta di angoli nascosti nelle pieghe della storia come Castel Negrino e la villa “La Commenda” ad Aicurzio.

LA PROPOSTA «La nostra terra è così ricca di fascino cavalleresco, ma così dimenticata. Mi piacerebbe che il Beato Rainaldo diventasse patrono regionale». Questa la proposta del professore Alessio Varisco, monzese doc. Studioso di storia, arte e teologia, insegnante in parecchi licei della provincia, Varisco fa anche un appello: «Percorrevo quest’estate viale Cesare Battisti e rallentando al semaforo il mio occhio è caduto su una scritta all’altezza della Cappella Espiatoria: “29 luglio 1900 – viva Bresci!”, con alcune vocali che richiamano sicuramente il movimento anarchico. Mi sono subito chiesto com’è possibile che sotto questo cielo, ad oltre un secolo di distanza, si possa ancora inneggiare all’esecutore di un efferato delitto. E come nessuno abbia ancora cancellato quella scritta. Come docente ho provato un senso di grande imbarazzo pensando a tutti quei ragazzi che vengono male informati sulla storia, questa scritta non è degna né di Monza, né dei monzesi, a prescindere da ogni ideologia politica o ogni bandiera».

Dario Crippa, “Il Giorno”, 11 ottobre 2017, p.13

http://www.ilgiorno.it/monza-brianza/cronaca/templari-1.3456247

 

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