Un nipote scombinato

Norberto si avvicinava ai novanta e, pur essendo ancora in buona salute, presagiva un tempo non lontano in cui avrebbe dovuto ridurre le sue passeggiate quotidiane nella bella campagna circostante il borgo toscano dove viveva da ormai oltre cinquant’anni. I suoi figli erano bambini quando si era trasferito lì insieme alla moglie Gianna, lui come segretario comunale,  lei  maestra elementare nell’unica scuola del paese. Il maggiore, Claudio, aveva dieci anni, all’epoca, e la bambina, la tenera Gisella, appena sette.

Da allora molto tempo era trascorso. Claudio era andato a studiare fuori e poi a lavorare a Firenze, come amministratore di una ditta di import-export, mentre Gisella era rimasta in paese e si era sposata con il suo primo amore. Insegnava alla scuola elementare, dove un tempo anche Gianna era stata una stimata maestra.
Claudio, invece, non si era mai sposato, ma, inaspettatamente, nel 1990 era diventato ragazzo padre, perché aveva avuto la poco brillante idea di mettere incinta Beverly, una turista americana che, subito dopo il parto, era tornata in Illinois, lasciando il piccolo Teodoro al padre, in verità piuttosto riluttante.
Praticamente, nessuno dei due avrebbe voluto occuparsi del figlio, ma, come diceva Gianna, ormai era nato ed era sangue del loro sangue. Così i nonni avevano preso il bambino a vivere con loro e Claudio si recava solo saltuariamente a trovarlo.
Il piccolo, comunque, era cresciuto bene, molto bello e prestante fisicamente, un tantino scombinato di testa.
Certo, nulla a che vedere con Luigi, saggio figlio di Gisella, maggiore di lui di qualche anno, che fin dalla più tenera età era stato studioso, obbediente e giudizioso.
Così, all’inizio del 2018, la situazione dei due giovani era completamente diversa.
Luigi, laureato in medicina, si stava specializzando in oncologia, mentre Teodoro, detto Teddy, aveva cambiato quattro facoltà (molto disomogenee tra di loro, da matematica a filosofia a scienze forestali a biologia), senza concluderne alcuna. Aveva anche studiato musica, suonava il pianoforte, ma anche lì non c’era stato verso di convincerlo a frequentare il conservatorio. Faceva qualche serata nei locali, più che altro perché, dotato di un bell’aspetto e di una voce calda “confidenziale”, aveva un certo successo col pubblico femminile.
Anche a tal proposito, però, mentre Luigi era fidanzato con una collega e totalmente monogamo, Teddy cambiava ragazze alla velocità della luce e i nonni erano piuttosto preoccupati.
“Gianna – diceva l’anziano Norberto – questo ragazzo non combina niente”.
“Caro, ma cosa vuoi, bisogna capire. Non ha i genitori. La madre l’ha vista tre volte e anche Claudio non è che si sia occupato della sua educazione. Però, è bravo, vedrai che poi metterà la testa a posto”.
“Eh, speriamo presto, Giannina, perché noi siamo vecchi e non possiamo garantirgli affetto e cure ancora per molto”.
“Gisella è molto arrabbiata. Dice che dovremmo dargli un aut-aut, che Claudio dovrebbe occuparsi di suo figlio e noi finalmente riposarci”.
“Eh no, cara mia. Gisella è sempre stata gelosa del fratello, da sempre, e non le è mai andata giù che noi ci occupassimo di Teddy a tempo pieno. E invece allevare questo ragazzo ci ha fatto invecchiare più lentamente, ne sono certo”.
“Però, Norberto, ti devo dire una cosa”.
“Ahi, quando cominci così, c’è sempre qualche problema…”.
“Non proprio, piuttosto è un tema” Gianna si esprimeva spesso con una terminologia mutuata dai lunghi anni di insegnamento.
“Ovvero? ” Chiese il marito sospettoso.
“Ecco, Teddy mi ha detto che vuole andare in India a correre una gara dal nome strano, una cosa che suona più o meno come Risciò Ran”.
“EH? – lui allibito – Ma che dici?”.
“Una cosa particolare, dovrebbe andare insieme a una ragazza, mi sa che ci sia del tenero…”.
“E allora? Se c’è del tenero, c’è bisogno di andare in India? Non ne voglio sentire più”.
Invece Norberto fu costretto a sentirne, perché la sera l’originale nipote tornò a casa insieme a una ragazza molto graziosa, ma anche lei in odore di assoluta precarietà. La giovane, che si chiamava Pia, disse di avere cambiato anche lei ben tre facoltà. [Così, tra lei e lui fanno sette, pensò il nonno], ma di avere poi deciso di dedicarsi alla riflessologia plantare e, al momento, esercitava la suddetta professione presso uno studio medico.
Gianna si mostrò interessata e le chiese delucidazioni. Non ci capì molto, ma cercò di essere cordiale e partecipe, mentre Norberto, pur cercando di trattenersi, scuoteva impercettibilmente il capo.
“Nonno – gli disse Teddy – Pia ed io abbiamo intenzione di andare a correre il Rickshaw Run. Lei ha dei risparmi e io ho una bella sommetta che mia madre mi ha mandato negli anni e che non ho mai toccato. Adesso c’è l’occasione giusta per realizzare un mio sogno”.
Per la verità, pensava Norberto, sembrava che si trattasse del sogno di Pia, preso a prestito dal nipote.
Lui era uno che viveva all’impronta, giorno per giorno. Mai aveva avuto spirito d’avventura.
Ora, improvvisamente, decideva di partire per un viaggio così lungo e con uno scopo del tutto particolare.
“Ma non c’è modo di fare qualcosa di meno lontano, meno impegnativo?” provò a dire Gianna.
“Ma no, nonna, dobbiamo andare lì, è una cosa che Pia desidera da tanto”.
Appunto – pensò Norberto sconsolato – è Pia che desidera e lui la segue.
“Ma poi – soggiunse – mi spieghi cosa sono questi… veicoli?”.
Teddy mostrò la fotografia dei mezzi con cui si correva il RR e Norberto esclamò: “Assomigliano agli apetti! Ma sai quanti ce ne sono qui intorno? Tutti i contadini e gli operai ne hanno uno! Organizzala qui con loro questa corsa!”.
Pia scoppiò a ridere. Troppo forti i nonni, Teddy aveva ragione.
Comunque, nonostante la preoccupazione dei nonni, la disapprovazione della zia Gisella e anche una sfuriata di Claudio, padre assente, ma poco comprensivo, i due partirono per l’India e parteciparono alla RR di agosto.
Epilogo
Per Teddy e Pia è stata un’esperienza più che divertente, potremmo dire formativa. Hanno ottenuto un buon piazzamento e sono riusciti anche a non farsi male, nonostante le impervietà del percorso e l’estrema necessità di adattamento a cui hanno dovuto fare ricorso.
Sono tornati più uniti che mai, decisi a vivere insieme, cosa che hanno fatto semplicemente facendo trasferire anche Pia a casa dei nonni (Gisella arrabbiatissima, naturalmente) . Lei continua a occuparsi di riflessologia plantare e fiori di Bach; lui fa molte serate nei locali, ma, e questa è la cosa più curiosa, sta organizzando in Toscana, nella zona collinare in cui vive, una manifestazione originalissima per queste latitudini: una corsa lungo le strade periferiche dell’entroterra con il classico Ape, appunto molto diffuso in zona.
In onore della nonna Gianna (che ancora è abbastanza in forma), la corsa che Teddy si sta apprestando a varare si chiamerà Giannina Risciò Ran. Lei ne è molto soddisfatta, Norberto fa il sostenuto, ma questa cosa lo diverte assai e, tutto sommato, è orgoglioso del nipote scombinato e fantasioso che riesce a ravvivare non solo la sua vita, ma anche quella dei nonni con il suo contagioso entusiasmo e con la sincerità della sua giocosa natura.

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