Scanavini, Pasolini e la Roma della “Dolce vita”

Si intitola “Un pasoliniano mancato” il racconto edito da Effigi scritto da Alessandro Scanavini (nella foto), già nostro collaboratore da Pittsburgh, una raccolta di aneddoti, storie, legate alla Roma degli anni ’60 raccontata con gli occhi di un preadolescente. L’autore, all’epoca poco più che un ragazzino, ci riporta indietro nel tempo, alla ricerca di un mondo ricco d’umanità e voglia di vivere, dove la compagnia degli amici del mitico Bar “Corallo” erano persone reali, non virtuali, e pure l’agognata ricerca di ogni di ragazzino che ambiva crescere come gli adulti che frequentavano biliardi e bar di periferia.
Sono gli anni quando Cinecittà aveva aperto le porte a star e produzioni cinematografiche americane, con film cosidetti “Peplum”, mentre in sottofondo s’animavano le notti romane e il fenomeno, irrepetibile, della “Dolce Vita” portava fermento tra le strade affollate di Via Veneto e Via dei Condotti.
Nel libro l’autore ci fa scoprire pure “l’altra” Roma, oltre al luccichio delle notti romane, dove lo stridente paesaggio delle borgate, tanto amate dal poeta friulano, ci fa scoprire una città ancora sofferente. Un libro scorrevole, che ricorda la bellezza naturale di una città ora macchiettizzata, ora divenuta stereotipo di un’Italia completamente cambiata. Un racconto che si lascia andare “giusto per non dimenticare” senza seguire un filo legato alla cronologia dei fatti, ma bensì ai pensieri, ai ricordi, dell’autore che riesce a trasmettere con grazia dalle sue esperienze di quegli anni alla penna.

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