Presentazione “Quando le mucche stavano in paese” – Intervista ad Andrea Camilleri

Lunedì 22 Agosto a Castel del Piano si è tenuta la presentazione del libro di Alvaro Giannelli “Quando le mucche stavano in paese”, edito da Edizioni Effigi. Ma non ce ne voglia il buon Alvaro, scrittore apprezzatissimo nella zona, se affermiamo che l’attrattiva principale della serata è stata rappresentata da colui che ha scritto la prefazione al suo nuovo libro: un signore di 86 anni, autore di quasi 80 libri che nella sua carriera ha venduto la strabiliante cifra di dieci milioni di copie. Un siciliano, ormai amiatino di adozione: il Maestro (anche se lui detesta essere chiamato così) Andrea Camilleri.
Ed è proprio a margine della presentazione, quando è uscito dalla torrida sala consiliare del Comune per l’irrinunciabile sigaretta, che abbiamo avuto l’onore di scambiare con lui qualche parola: sull’Amiata, la sua carriera, Montalbano…

Innanzitutto bentornato sull’Amiata. Perchè ha scelto la nostra montagna per le sue vacanze?
Io l’ho scelta quarant’anni fa casualmente. Sono venuto invitato da un amico che mi ha convinto dicendomi “Vieni a trovarmi, si sta benissimo, c’è uno splendido paesaggio, ci sono uomini discreti” e allora sono venuto e mi sono innamorato del territorio, delle persone… e ho avuto la fortuna di trovare un ettaro di terra con una casupola: ci ho fatto una casa di campagna e da allora, da quarant’anni, vengo qui tradendo la mia Sicilia…

Nel suo caso Il successo letterario è arrivato piuttosto tardi, il primo romanzo Il Corso delle Cose è stato scritto nel 1968 a 43 anni e pubblicato dieci anni dopo. Ma prima di questo esordio chi era Andrea Camilleri?
Giovanissimo era un poeta che collaborava a riviste importanti di poesia: Ungaretti lo aveva messo in una sua antologia di giovani promesse della poesia. Poi decise di fare un concorso all’Accademia di Arte drammatica come allievo regista. Venni preso all’Accademia e mi trasferii a Roma e l’unico maestro che riconosco nella mia esistenza, Orazio Costa, prese il mio cervello e lo dirottò sul teatro (n.d.r. Orazio Costa Giovangigli Roma, 6 agosto 1911 – Firenze, 14 novembre 1999 è stato un regista teatrale italiano  e uno dei massimi esponenti della pedagogia teatrale europea del Novecento). Ho fatto teatro per trent’anni. Televisione e teatro. Arrivato ad un certo punto mi sono stufato di raccontare storie d’ altri, anche se erano del signor Shakespeare e del signor Moliere. Mi sono detto “racconto una piccola storia con le parole mie” e così ho scritto il mio romanzo.

Dunque è stato anche uno sceneggiatore. E da sceneggiatore è soddisfatto della trasposizione televisiva di Montalbano oppure è “geloso” che qualcuno abbia messo le mani sulla sua creatura?
No, no, no! Guardi il momento in cui uno accetta di avere trasferito in un altro linguaggio una propria opera si deve rassegnare al tradimento necessario. “Che fa? Non ha fatto sentire la  virgola!” “E come la facevo sentire attraverso l’immagine?” E’ solo una pausa, è ridicolo. Invece a questo devi stare attento, che non venga tradito lo spirito di ciò che hai scritto e soprattutto che venga mantenuto il ritmo narrativo che tu hai voluto dare al racconto.

Poi se Montalbano è calvo e non ha i baffi non ha importanza…
No anche per me è stato un trauma vederlo pelato, il mio commissario è pieno di peli; però sapevo quanto era bravo Zingaretti che era stato allievo mio all’Accademia (ndr dal 1977 al 1997 a Camilleri fu affidata la cattedra di regia dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica).

A questo punto l’intervista viene brevemente interrotta dalla signora Rosetta Dello Siesto, da 54 anni moglie e consigliera dello scrittore , la quale si avvicina al marito appropriandosi  della sigaretta che stava fumando, sostenendo di averne bisogno per accendere… Camilleri commenta: “Questa è una buona scusa per non farmi fumare, è inedita, è la prima volta che la usa”.

Confesso di non aver ancora letto il Gioco degli Specchi…
Guardi che non è una colpa grave

Beh, per uno che lavora per una casa editrice… è decisamente una colpa. Però ho letto e molto apprezzato, nonostante avessi conosciuto qualche critica non proprio positiva, Acqua in bocca.
Guardi, acqua in bocca è un progetto fra me e Carlo Lucarelli che è nato come un divertissement. Si figuri che io autenticamente presi un pizzino alla Bernardo Provenzano, l’ho arrotolato come faceva lui, ho comprato un cannolo, ce l’ho infilato dentro e gliel’ho mandato…

Proprio come accade nel libro, fra Grazia Negro e Montalbano…
Volevo che gli editori riproducessero anche gli oggetti che ci scambiavamo però…
Voglio aggiungere una cosa: é un libro al quale tengo moltissimo perchè mi ha concesso di costruire, di finanziare, una scuola elementare tutta intera per 850 bambini nell’Alto Madagascar, e a Carlo qualcosa di simile in Somalia. Quindi è un libro prezioso sotto questo punto di vista.

Quindi scriverà ancora qualcosa a quattro mani con Lucarelli? Grazia Negro e Salvo Montalbano lavoreranno ancora insieme o Livia lo impedirà perchè gelosa?
Non lo so. Magari a questi patti: se tutto il ricavato viene destinato a finanziare queste opere.

Qual’è il personaggio della serie a cui lei è più legato? Mimì Augello, Catarella o Montalbano stesso?
Sicuramente Montalbano, ma le dirò una cosa: Catarella è veramente esistito. Era l’attendente di mio padre (n.d.r Giuseppe Camilleri, ispettore delle Compagnie Portuali), militarizzarono tutti durante la guerra… Un giorno andò là da mio padre e gli disse: “Signor Cammilleri…ho scoperto di soffrire di una malattia venerea!” Mio padre rispose: ” Ma come, ma chi frequenti?” “Vossìa, nessuno frequento! Però ci ho questo malattia che va e viene!” Venereo per lui voleva dire che andava e veniva! Da questa memoria mi è venuto in mente il personaggio di Catarella: un po’ come parlava l’attendente di mio padre ed un po’ come parlavano i compari siciliani.

Lei ha descritto il mondo di Vigata attraverso varie fasi storiche: la fine dell’800 con Un filo di fumo, l’ epoca fascista con il nipote del Negus (l’ultimo imperdibile romanzo) fino ai giorni nostri con la saga di Montalbano. Come è cambiata Vigata, o il mondo?
Come è cambiato il mondo… Bastasi dire che quando hanno dovuto girare per televisione Montalbano non sono riusciti a girare nella mia memoria. Il presente che hanno trovato dove c’era la mia memoria non era televisivo. Marinella doveva essere quella che io immagino di 70 anni fa come quando ero un bambino di 15 anni, due case abusive a riva di mare… In una casa così doveva stare Montalbano, ma oggi Marinella è un agglomerato di cemento. Molte cose invece sono cambiate in positivo nel carattere dei siciliani.

Per finire: un consiglio per i nostri lettori su cosa leggere tornati dalle vacanze
Purchè leggano! Leggano qualsiasi cosa, consigli non ne darei se non questo: leggete gli autori italiani perché credete gli autori italiani non hanno nulla da invidiare agli autori stranieri. Scusate se sono autarchico però francamente ci vuole!

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