Presentazione al quattordicesimo volume della collana Domus Templi di Sua Paternità Reverendissima Fr. Francesco Patton

Sua Paternità Reverendissima Fr. Francesco Patton, 168° Custode di Terra Santa, ha stilato la presentazione all’ultimo volume “Vultus Misericordiae” del Chiarissimo Cavaliere Professore Alessio Varisco, direttore della collana Domus Templi ed Autore della pubblicazione. Ecco il testo dalla Città di Gerusalemme dalla “Custodia Terrae Sanctae”:

“VULTUS MISERICORDIAE. IL VENERATO CROCIFISSO DI BESANA”

“E il Signore mi dette tale fede nelle chiese che io così semplicemente pregavo e dicevo: Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, anche in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo.”

4,5 TESTAMENTO DI SAN FRANCESCO

Ancora una volta traspare, dalla pubblicazione intitolata “Vultus Misericordiae. Il venerato Crocifisso di Besana”, l’amore che lega il Prof. Alessio Varisco al luogo dove tutto è iniziato. Nel volume, frutto di uno studio attento e meticoloso, spicca la comparazione che riguarda le differenti tipologie del Simbolo Cristiano per eccellenza, sebbene in ognuna siano intrinsecamente contenuti il valore e il significato della simbologia e la devozione popolare tramandata nei secoli dal Crocifisso.

La croce è gloria ed esaltazione di Cristo. Mi sia consentito un salto indietro nel tempo, qui in Oriente, a Gerusalemme, dove si celebra ancora sia il Ritrovamento della Vera Croce che l’Esaltazione della Croce con grande solennità liturgica.

La Storia racconta che nel 326 o 327 d.C. la vera Croce è stata ritrovata da Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, in quella che oggi è la cappella che si trova nel punto più in basso dentro il complesso monumentale della Basilica del Santo Sepolcro, è una cappella rupestre collocata poco lontano dal Calvario. Costantino, farà poi costruire a Gerusalemme una basilica sul Golgota e un’altra sul Sepolcro di Cristo Risorto. La dedicazione di queste basiliche avvenne il 13 Settembre dei 335. Il giorno seguente, al popolo invitato a comprendere il significato profondo delle due chiese, veniva mostrando ciò che restava del legno della Croce del Salvatore. Da questa tradizione ebbe origine la celebrazione del 14 Settembre. A questo anniversario si aggiunse poi il ricordo della vittoria di Eraclio sui Persiani (628), ai quali l’imperatore strappò le reliquie della Croce, che furono solennemente riportate a Gerusalemme. Da allora la Chiesa celebra in questo giorno il trionfo della Croce che è segno e strumento della nostra salvezza.

Come ricorda Sant’Andrea di Creta: “Noi celebriamo la festa della santa croce, per mezzo della quale sono state cacciate le tenebre ed è ritornata la luce. Celebriamo la festa della santa croce, e così, insieme al Crocifisso, veniamo innalzati e sublimati anche noi. Infatti ci distacchiamo dalla terra del peccato e saliamo verso le altezze. È tale e tanta la ricchezza della croce che chi la possiede ha un vero tesoro. E la chiamo giustamente così, perché di nome e di fatto è il più prezioso di tutti i beni. È in essa che risiede tutta la nostra salvezza. Essa è il mezzo e la via per il ritorno allo stato originale.

Se infatti non ci fosse la croce, non ci sarebbe nemmeno Cristo crocifisso. Se non ci fosse la croce, la Vita non sarebbe stata affissa al legno […]” (Disc.10 sull’Esaltazione della santa croce).

Quasi all’inizio del Medio Evo il poeta e poi vescovo S. Venanzio Fortunato (Valdobbiadene 530 – Poitier 608) compone due inni alla Croce che attraverseranno i secoli giungendo fino a noi: il “Vexilla Regis prodeunt” che canta la gloriosa avanzata del vessillo della Croce, immaginato come la “bilancia del grande riscatto che tolse la preda all’inferno” e il “Pange lingua gloriosi proelium certaminis” che canta la vittoria della croce raffigurata come l’albero della vita che capovolge la sorte di Adamo. Da queste due immagini dipendono poi tutte le raffigurazioni successive della Croce, che presentano il corpo del Crocifisso come la bilancia del giudizio misericordioso (come ad esempio il Crocifisso di san Damiano che nel 1206 parlò al giovane Francesco d’Assisi) oppure raffigurano la croce come l’albero ricco di rami, di foglie, di fiori e di frutti, ad indicare il dono di vita e di salvezza che promana dal Crocifisso (bellissimo è quello che si trova nel catino absidale di San Clemente a Roma).

I Frati della Custodia di Terra Santa si uniscono in comunione di preghiera alla Comunità Parrocchiale di Santa Caterina d’Alessandria che si appresterà, dal 7 al 15 Ottobre 2017, a celebrare il ritorno del Crocefisso taumaturgico, dopo un anno di restauri, nella Parrocchia dei Santi Pietro, Marcellino ed Erasmo di Besana in Brianza, eletta Basilica Romana. Siamo lieti che questo importante restauro ridoni ai fedeli brianzoli la gioia di riscoprire e apprezzare la memoria che un tempo richiamava le popolazioni locali a venerare il Crocifisso scolpito, simile a quello di Donatello e troppo a lungo definito il “multiplo” di quello comense.

Certi che la croce, in qualsiasi foggia o periodo evochi la potenza di Dio che regge a tutti gli sconvolgimenti della storia e rimane solida ancora di salvezza di fronte alle nostre umane fragilità, desidero formulare l’auspicio che i contenuti di questa ricerca possano giungere al cuore di ognuno di noi e ci sollecitino ad accogliere con entusiasmo il mistero della nostra redenzione: “Stat Crux dum volvitur Orbis”.

Gerusalemme, 23 Settembre 2017

Fr. Francesco PATTON OFM

Custode di Terra Santa

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