La moderna odissea di un padre

se-questo-e-un-padreIl libro di Andrea non è definibile come “romanzo”, ma a buon diritto merita di essere inserito, se non altro perché gran parte delle vicende narrate e veramente accadute… va al di là di ogni immaginazione romanzesca.

Se questo è un padre è una storia d’amore tra un padre separato e sua figlia. Rapporto d’amore che una legislazione folle e una burocrazia altrettanto cieca hanno messo a dura prova. L’autore narra in prima persona la sua lunga battaglia per strappare al legislatore qualche ora di tempo in più con l’unica figlia. Soprattutto, si batte per non venire estromesso definitivamente dalla vita della bambina, e veder compromesso per sempre un legame affettivo essenziale per la salute fisica e mentale di entrambi. Come padre dei nostri giorni, Andrea ha inoltre un lato materno che egli sa esprimere nel suo rapporto con la piccola Emma, detta Chicca.

Materia incandescente, dunque, che sarebbe bastato poco a far scadere nel piagnisteo o nella corrosività. Invece l’autore riesce, con il suo stile inconfondibile fatto di calembour, giochi di parole, battute, citazioni colte, a restituirci una narrazione grottesca, e malinconica a tratti, ma priva di odio. Essa si offre al lettore come una specie di “commedia dell’arte” all’italiana: tragica fin che vogliamo, ma sempre commedia. La sua testimonianza ha sia un valore letterario per la forma di scrittura adottata che un intento civico, perché evidenzia una delle molte storture legislative italiane di una bilancia che pende tutta a favore di una delle parti in causa; e ve ne consiglio la lettura.

Come fa un figlio a capire se un genitore esagera o meno? Non ha termini di paragone, il padre o la madre per apprensivi o incoscienti che siano, sono tutto il suo universo. Allora è dilaniato dalle logiche di schieramento; mentre si schiera con l’uno, l’altra sua parte si ribella per quel tradimento che deve condurre a una terribile scelta definitiva per evitare il rinnovarsi del conflitto interiore. La prospettiva di una tua possibile scelta per la mamma, più di ogni altra cosa mi terrorizzava. Non solo e non tanto per la frustrazione mia, quanto per il tuo dover negare tuo padre a te stessa.

 

Cristina Cavaliere

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